Parlo spesso di bici #28
19 gennaio 2024. Perché è importante seguire e osservare Bologna Città 30 (e fare un po' il tifo!)
Innanzitutto un caloroso benvenuto alle nuove persone. Ciao! E visto che molte di voi deduco siano arrivate dalle raccomandazioni di
un saluto e un grazie anche a lei :)Come nei migliori primi incontri: una breve introduzione. Fare un giro di presentazione virtuale con tutte voi non è purtroppo fattibile e qui a differenza del form precedente non posso inserire il campo “dimmi di te”, ma se avrete voglia di farmi sapere chi siete o raccontarmi cose, scrivetemi nei commenti o via email, sarò felice di leggervi. Io mi impegno dalla prossima settimana a tornare anche con l’audio, ma anche qui i cambiamenti richiedono tempo :)
Questa newsletter si chiama così non a caso. Da parecchi anni parlo spesso di bici, effettivamente. Come attivista, per l’associazione Fiab Torino Bike Pride di cui faccio parte da una decina di anni e di cui sono stata presidente fino all’estate scorsa (una bella associazione) e consigliera Fiab; e per lavoro, come ufficio stampa di cose varie a tema bici, giornalista e consulente sulla comunicazione e la ciclabilità.
Considero parlare e ascoltare “robe di bici” un privilegio che mi sono ritrovata sulla strada, seguendo valori e passioni, e che poi ho cercato e costruito. Necessità di essere alimentato. E quanto metti nero su bianco i pensieri e li condividi, questi prendono un po’ più forma.
Sul perché parlo spesso di bici e di tutto quello che ci sta attorno [perché mica parlo solo di movimento centrale, di mozzi o raggi] rimando alla newsletter di dicembre.
Classifica delle cose “no comment”
Iniziamo con una nuova finta rubrica, nel senso che forse non lo diventerà mai una rubrica, delle cose che lasciano senza parole:
A Torino è stata presentata una mozione dal titolo “La strategia è chiara e punta all'estinzione dell'auto nella ormai sua ex capitale - via Botticelli dove la ciclabile si mangia le auto” (…) Già. Ci hanno scoperti.
A Milano, pochi giorni dopo l’ennesima persona uccisa mentre stava pedalando verso casa, un consigliere è intervenuto in aula per dire “non utilizzate le biciclette a Milano perché sono pericolose”. Già, la bici, non il contesto e il modo in cui le strade sono progettate. Senza parole e tanta pazienza, che per fortuna il consigliere Marco Mazzei ne ha. Qui un commento anche di Bikeitalia.
And the winner is il titolo su un giornale on line locale di Torino: “Casino totale in via Tirreno: la pista ciclabile è d'intralcio alle volanti della polizia in emergenza”. Anche qui “ottime” argomentazioni, ma ve le risparmio.
E dopo questa botta di adrenalina e ottimismo, una notizia di speranza.
Perché seguire Bologna Città 30
Martedì 16 gennaio, Bologna, dopo 6 mesi di transizione, è diventata ufficialmente Città 30: questo vuol dire che sono entrate in vigore le ordinanze che istituiscono il limite di velocità di 30 km/h in tutta la città ad accezione di alcune strade che restano a 50. È partito quindi anche il piano dei controlli da parte della Polizia Locale: 6 pattuglie impegnate in tutti i quartieri della città, soprattutto sulle strade che passano a 30 km/h e in via prioritaria “quelle più vissute dalle persone, dove ci sono scuole, mercati e negozi di vicinato, ospedali, case di cura e della salute, parchi e giardini, case di quartiere, impianti sportivi, ecc. e vi è un’elevata presenza di utenti vulnerabili della strada, cioè pedoni, ciclisti, bambini/e, persone anziane o con disabilità”, si legge dal sito del Comune di Bologna.
La notizia, almeno nella mia bolla, è stata ripresa tantissimo. Ma ci sono alcuni motivi per cui è importante seguire il percorso di Bologna, anche se non ci vivete:
è la prima grande città a mettere in pratica la Città 30 e con tutta la complessità che ne deriva, e può essere un esempio per le amministrazioni più restie. Come ormai si ricorda come un mantra, Città 30 non è solo un limite di velocità, ma un modo di concepire la mobilità urbana che mette al centro la sicurezza e la vita delle persone; una democratizzazione dello spazio pubblico. È quindi un percorso fatto di norme, infrastrutture, comunicazione e partecipazione. Non si fa da un giorno all’altro e Bologna lo ha iniziato almeno nel 2021 grazie alla petizione dal basso “Bologna30”. Anche altre città stanno avviando un simile percorso, culturale e di dibattito pubblico prima ancora che amministrativo;
la velocità è la principale causa o concausa di letalità in caso di collisioni stradali; se si viene investiti a 50 km/h, la probabilità di morire è oltre il 50% (come cadere dal terzo piano), a 30 km/h scende sotto il 10%; il 70% delle collisioni avviene in ambito urbano. Già solo questi elementi (ma ce ne sono molti di più che potete vedere qui nel vademecum fatto da FIAB con le varie fonti), dovrebbero convincerci a ribellarci al sistema autocentrico e al mito tossico della velocità che costringe a camminare e pedalare come se fossimo sul ciglio di un burrone [ripropongo l’ottima rappresentazione di Karl Kilg];
Bologna ha avviato un’interessante e ampia campagna di comunicazione: sito informativo, focus group, eventi informativi, questionari, kit per partecipare, mappe navigabili ecc Consiglio caldamente di sfogliare il sito Bolognacittà30.it . Perché non basta dirlo una, due, tre volte, ma mille. Cambiare in modo così profondo come ci si muove in una città richiede un grandissimo lavoro di accompagnamento, con target e linguaggi differenti. La Città 30 è un “provvedimento di ordine culturale”, come ha dichiarato la stessa Assessora alla Nuova Mobilità di Bologna Valentina Orioli. Le infrastrutture servono, ma non bastano. La comunicazione e la partecipazione sono tasselli fondamentali. Perché è importante città 30? Ci metterò più tempo per andare al lavoro? È fisicamente impossibile andare a 30 all’ora in auto! Non basta far rispettare il limite di 50 km/h Domande lecite ed è utile vedere come trovano risposte.
per andare oltre le proteste e le contestazioni: non sappiamo come andrà, quindi osserviamo e non fermiamoci alle polemiche per il “multato che andava a 39 km/h” agli “Ncc arrabbiati” (che manifestano facendo un corteo di… traffico) o alle raccolte firme del fronte No. Dall’Europa, dove si parla di zone e città 30 dagli anni 80, abbiamo dati ed esperienze a supporto che dicono che nessuno ora vuole tornare più indietro. A A Graz, per esempio, la prima a introdurre il limite di velocità a 30 km/h sull’80% delle strade cittadine, gli abitanti sono passati da un consenso del 44,1%, nel 1992, poco prima della sperimentazione, al 77,3% appena due anni dopo, per poi assestarsi all’80% negli anni successivi. Insomma diamo tempo. Nessuna città credo possa mai essere pronta a un progetto così ambizioso. Ma se non si parte ad un certo punto, non si fa nulla.
perché Città 30 è anche una soluzione per incentivare la bicicletta. Questo non vuol dire che “allora le piste ciclabili non servono più”, ma vuol dire che diventa più facile pedalare ovunque, nelle strade in cui non ci sono - e non ci stanno - ciclabili o nelle intersezioni tra diversi veicoli.
Se volete approfondire, di materiale e articoli se ne trovano parecchi in rete. In questa newsletter (occhio, di un anno fa!) ne avevo elencati alcuni.
Nell’immagine qui sotto, la faccia di una città 30. E forza bolognes*!
Segnalazioni
Che aria tira a scuola a Torino? Mercoledì 24 gennaio, alle 18.30, a Torino, al Kontiki, circolo Arci e prima sede in Italia di Fridays for future, il Comitato Torino Respira presenta i dati del monitoraggio civico con focus sulla qualità dell’aria in 133 scuole di Torino, in occasione della Giornata mondiale dell’educazione. Qui le info dell’evento
La petizione per la libertà di manifestazione degli attivist* per il clima lanciata da Torino Respira ha superato le 3000 firme, mercoledì si è tenuta una conferenza organizzata da Extinction Rebellion dopo le numerose denunce e fogli di via ricevuti nelle ultime settimane, con interventi di Alessandra Algostino, docente di diritto costituzionale a UniTo, Livio Pepino Magistrato dal 1970 al 2010, consigliere presso al Corte di Cassazione e ex componente del del Consiglio Superiore della Magistratura, Avvocati Roberto Capra e Gianluca Vitale, Roberto Mezzalama, Presidente di Torino Respira. (qui la diretta se volete recuperarla). Un passaggio da ricordare da Algostino: “Chi manifesta fa vivere la costituzione” e “il diritto di manifestare non deve essere approvato”. E sentire dire queste parole di fronte a uno stuolo di giornalisti da un lato e di diverse camionette e auto di polizia e Digos faceva un certo effetto.
E per questa settimana è tutto.
Ciao e buone pedalate!
Grande confusione invece tra Zone 30 e Città 30 a Torino. La città 30 torinese sembra sempre più lontana ahinoi https://torino.repubblica.it/cronaca/2024/01/20/news/il_sindaco_zone_30_si_anche_se_non_ovunque-421920976/
A proposito di Città 30 a Bologna, puntuale è arrivato il commento del Ministro Salvini, ma altrettanta puntuale la risposta delle associazioni: https://italy.cleancitiescampaign.org/il-mit-faccia-pace-con-se-stesso-sulla-citta-30/ Con le città a 30 km/h l’Italia va più veloce.