Parlo spesso di bici #36
29/03/2024 La cura delle relazioni: comunicare la ciclabilità. Codice della strage. Ideologia. Di biciclette e altre felicità. Pavè. Sulla gentilezza. A Gabri.
Comunicazioni di servizio!
Questa newsletter fa per due (anzi per tre): quella che avrei dovuto inviare la scorsa settimana e quella di oggi. Non sapete quanto mi spiaccia saltare l’appuntamento (e non avere un modo di avvisare!) ma tra trasferte ed eventi a volte va così :) Insomma anche questo è allenamento, tra gioie e dolori.
La prossima settimana faccio una pausa, ma questa volta però vi avviso prima. Sarò a Bologna per seguire la Fiera del Cicloturismo (dal 5 al 7 aprile), quindi visto che già sarò lì a parlare di bici e farmi ispirare per i prossimi viaggi e a pedali, non riuscirò a scrivere. Alla Fiera, oltre a esserci in qualità di ufficio stampa, ho l’onore di moderare due sessioni del Forum del cicloturismo, la giornata dedicata a chi lavora o vorrebbe lavorare nel settore e giornalist*1: il talk sulla rete cicloturistica Eurovelo e quello su come raccontare il cicloturismo. Il programma della Fiera2 è davvero ricco di talk, workshop pratici, tour per scoprire il territorio bolognese e ovviamente tanti itinerari.
Tornerò nelle vostre caselle di posta indicativamente venerdì 12 aprile. Ma nel frattempo vi lascio un bel po’ di cose da leggere e da ascoltare.
La cura delle relazioni
La settimana scorsa sono stata a Treviso per intervenire al convegno sulla sicurezza stradale organizzato dal Tavolo Sicurezza Stradale della Provincia di Treviso e da Fiab Treviso: è stata una mattinata decisamente ricca di contenuti. Credo siano sempre preziose opportunità di confronto tra diverse realtà del territorio: esperte, associazioni, amministrazioni e uffici tecnici. La strada si cambia solo con la collaborazione di tutte e tutti, a più livelli, con uno scambio continuo tra i vari ambiti.
Mi è stato chiesto di parlare di come si comunica la ciclabilità3. Perché non bastano le infrastrutture, ma è importante curare le relazioni con la comunità attraverso sensibilizzazione, informazione, partecipazione. I cambiamenti, anche culturali, si inscrivono in un periodo medio lungo, mentre nel breve periodo ci saranno contestazioni, disagi e, diciamolo, a nessun* piace cambiare abitudini.
Comunicare serve quindi per condividere la visione e gli obiettivi, trasmette la convinzione verso i benefici e promuovere un cambiamento di abitudini. L'assenza di comunicazione lascia spazio alle “minoranze rumorose” restie al cambiamento, mentre per alimentare e sostenere il cambiamento serve andare a intercettare le “maggioranze silenziose”. Per farlo serve empatia, comprendere le paure e i timori anche di chi osteggia, essere consapevoli che siamo immersi in un contesto “auto-centrico” e di dipendenza dall’auto. Le infrastrutture per la ciclabilità e la mobilità attiva servono per stimolare la domanda, non sono solo l’offerta a un bisogno esistente. Ho provato a sintetizzare in punti quelli che sono alcuni elementi per comunicare la ciclabilità e la mobilità attiva.
1 - I ciclisti non esistono: provate a cercare su Google ciclista: siamo sicur* che sia il nostro target? Meglio parlare di persone che usano la bici, che pedalano (ma anche persone alla guida di auto) perché aiuta a smontare categorie e conflittualità del noi/loro.
2 - Mobilità attiva e sostenibile, non lenta: meglio evitare di enfatizzare sulla velocità. Inoltre chi si muove in bici sa che entro i 5km è il mezzo più veloce ed efficiente, quindi ha ben poco di lento.
3 - La bicicletta è un mezzo di trasporto ed è una politica sociale, ambientale, economica e sanitaria. Non limitiamoci all’hobby e allo sport.
4 - Argomenta partendo dalla visione, non dalla polemica o dal punto critico. Meglio non citarlo, ma destrutturarlo con le argomentazioni.
5 - Parla in positivo e valorizza il beneficio atteso prima di qualunque altra cosa.
6 - Enfatizza la collettività: i benefici di una mobilità attiva sono certo anche per l’individuo, ma soprattutto per la comunità.
7 - Le automobili non “fanno” nulla. Parlare di “auto impazzite” e “strade killer” non fa che alimentare la deresponsabilizzazione di chi è alla guida di auto e ha la responsabilità dell’azione.
8 - Non parlare di incidenti, ma di collisioni o scontri. Non c’è nulla di “incidentale” in un sistema che non tutela gli utenti più vulnerabili.
9 - Non scaricare sulle singole persone la responsabilità delle scelte: hanno un’alternativa?
10 - Attenzione alle diversità e alle questioni di genere, alla rappresentanza delle donne, della multiculturalità: tutte e tutti devono potersi riconoscere.
Segnalazioni
Il codice della strage è stato approvato alla Camera
Cosa succede adesso?
1) Il Senato deve decidere quando calendarizzare l’avvio della discussione.
2) Al Senato la discussione comincerà nella Commissione Lavori pubblici, che potrà decidere o meno di fare audizioni di associazioni ed esperti.
3) Il Senato discute e vota la legge. Solo se al Senato ci sono state modifiche rispetto al testo approvato alla Camera, si ritorna alla Camera per un voto finale.
4) Una volta approvato lo stesso testo da Senato e Camera, le modifiche all’attuale codice entrano subito in vigore. In più il Governo ha la delega per riscrivere un nuovo Codice della Strada da solo.
Oltre a ringraziare le attiviste e gli attivisti con cui stiamo portando avanti questa mobilitazione, serve ora continuare a tenere alta l’attenzione e farsi sentire al Senato.
C’è un mail bombing a cui si può aderire ➡️ https://dsdt.short.gy/CDS-SCRIVI-SENATO o solo se il link non funziona: https://bit.ly/CdS-pausa (oltre 6000 mail sono state inviate in poche ore!).
Alcun* di voi mi hanno chiesto chiarimenti e letture per approfondire. Provo a darvi qualche riferimento.
La riforma del codice della strada è un tema articolato, perché seppur alcune norme possano sembrare a favore della sicurezza e della ciclabilità (come viene raccontato dal Ministero che ha voluto questa proposta), a una lettura più attenta4 emerge come sia basata su un’impostazione obsoleta della mobilità e della strada e non va ad agire sulla principale causa di morte sulle strade e allo stesso tempo disincentivo alla mobilità attiva: la velocità. Il nuovo codice inasprisce alcune pene, ma su chi si mette alla guida sotto l’effetto di alcol o di sostanze stupefacenti, che “sono tuttavia tra le violazioni meno frequenti tra quelle rilevate complessivamente: nel 2022 sono state solo lo 0,5 per cento del totale delle sanzioni elevate da Polizia stradale, Arma dei carabinieri e Polizia locale”, ricorda Lavoce.info anche nel grafico qui sotto. È una legge repressiva che non si basa sulla prevenzione, inasprisce le sanzioni ma rende più difficili i controlli, tant’è che sarà più difficile introdurre autovelox (per strizzare l’occhio ai vari fleximan) e fare controlli a veicoli motori.
Parallelamente sarà più difficile fare corsie ciclabili, case avanzate e anche la norma sul sorpasso ad almeno metro e mezzo viene limitata a ‘ove le condizioni della strada lo consentono’.
Il parlamentare Andrea Casu ha rilasciato un’intervista su Rai Radio 1 in cui nuovamente spiega i limiti di questa riforma.
Diversi comuni, tra cui Torino, Milano, Roma, Bologna e tanti altri hanno approvato mozioni per chiedere che “il Nuovo Codice della Strada rispetti il Piano Nazionale per la Sicurezza Stradale 2030".
Ideologia?
Avevo scritto dell’(ab)uso del termine “ideologia” applicato alla Città 30 qualche settimana fa e per farlo avevo coinvolto Maria Cristina Caimotto, amica, ma soprattutto docente di linguistica a Unito e attivista. Quando ieri ho visto l’immagine qui sopra di The Cycling Professor ho ripensato a quelle riflessioni, decisamente attuali visto che stiamo assistendo nuovamente all’uso di “ideologia” nel dibattito sulla riforma del Codice della strada.
“…chi promuove la "città 30" ha un approccio "etico" e chi la osteggia ha un approccio "utilitaristico". Il primo dà priorità alla vita umana, il secondo dà priorità al profitto. Per di più il secondo basa le sue convinzioni su percezioni e non su dati scientifici e, di conseguenza, è proprio chi accusa gli altri di ideologia ad avere un approccio ideologico e non scientifico”.
Di biciclette e altre felicità
“In sella a una bicicletta si esplora, si fa amicizia, ci si innamora, si tengono allenati il corpo e la mente, si impara l’empatia e si scoprono i migliori bar in cui fermarsi a mangiare un cornetto.” Già solo così non vi viene voglia di prendere la bici e partire?
Di biciclette e altre felicità è il libro appena uscito scritto da
Sono di parte nel parlarle, perché, oltre ad aver condiviso qualche pedalata con Ilaria, in questo libro ci ho ritrovato parte del mondo in cui vivo e lavoro da ormai una decina di anni, voci di amiche e storie che mi hanno ispirata. Se siete quindi in cerca di una guida per orientarvi nel mondo della bicicletta e convincervi che è “la vita più sana, sostenibile e libera di tutte” è la lettura che fa per voi. Ha il pregio di essere una lettura piacevole e non scontata, con tanti consigli utili per chi vuole iniziare a pedalare, ma anche per chi già pedala ma desidera sfruttarne potenzialità e magari attivarsi. Grazie Ilaria e buone pedalate a te!
Pavè, pedalando a Venezia
Condivisione, alberi, ciclomeccanica, scatto fisso: sono alcune delle parole chiave di Pavè, pedalando a Venezia, il bike festival di narrazione dal 3 al 5 maggio. Anche quest’anno sarò nel team come addetta stampa e come felice pedalatrice alla gravel ride della domenica. Il programma di talk è interessante e se siete bromptoniani non potete non partecipare al Brompton World Championship. Qui tutte le info.
Sulla gentilezza
“La gentilezza è un sentimento dimenticato, qualcosa che si perde nel rumore della conflittualità che sembra dominare il mondo”. Circondati da conflitti e da chi alimenta conflittualità, la gentilezza è un atto di coraggio e di forza. In questo podcast di
, Mario Calabresi intervista storici, scienziati, antropologi per indagare sul significato di questo sentimento nel mondo umano e naturale.A Gabri
Ogni 1 del mese, da ormai un anno il mio pensiero va a Gabri, che il 1 aprile di un anno fa ci ha lasciati. Gabriele Del Carlo era un amico, appassionato attivista con cui ho condiviso molte riflessioni (e anche un sacco di discussioni) per rendere Torino un po’ più ciclabile. Chissà quanto si sarebbe arrabbiato per questa riforma del Codice della strada che rischia di smantellare quelle case avanzate e quelle corsie ciclabili che lui ha contribuito a portare per la prima volta a Torino. Tutto si trasforma, ma non la memoria e l’impegno che tante attiviste e attivisti portano avanti. Nei prossimi giorni restituiremo anche il progetto che abbiamo cercato di mettere in piedi in sua memoria (la raccolta fondi è ancora attiva).
Per questa settimana è tutto. Vi ringrazio per aver letto fin qui e come sempre se vi piace questo spazio potete mettere like, farmi sapere cosa ne pensate, condividerla dove volete e inviarmi segnalazioni.
Ciao!
La mattinata del Forum vale anche come formazione per giornalisti iscritti agli ordini professionali (iscrizioni per ottenere i crediti formativi su https://formazionegiornalisti.it)
C’è anche il video della mattinata, qui c’è il mio intervento, ma consiglio di ascoltare quelli di Andrea Colombo e di Edoardo Galatola
È giusto uscito da poco il https://worldhappiness.report/ed/2024/ Qui una bella visualizzazione.